Trattare un argomento come la meditazione in un breve articolo è impresa ardua, tuttavia mi piacerebbe provare a trasmettere le basi utili a capire di cosa si tratta e provare a fornire delle applicazioni pratiche. La meditazione propriamente detta affonda le radici in tempi antichi, da migliaia di anni tantissime civiltà hanno utilizzato la pratica meditativa per esplorare se stessi, darsi ascolto, cercare le risposte alle grandi domande dell’essere umano. E’ davvero affascinante secondo me osservare come popolazioni pur molto distanti fisicamente siano riuscite a trovare in questa pratica un denominatore comune. Solo per fare alcuni esempi, forse i più conosciuti, possiamo citare la meditazione del Kriya yoga, secondo cui il reale momento meditativo si verifica durante la pausa tra un atto di inspirazione e uno di espirazione: allungando, grazie alla pratica continua, questa pausa, ci si avvicina quasi alla assenza di respiro. Nella meditazione Vipassana invece l’atto meditativo è associato a una pratica rigorosa di riduzione del movimento corporeo e soprattutto al silenzio assoluto, al fine così di concentrare la propria energia solo su se stessi senza avere distrazioni esterne. I ritiri Vipassana vanno di solito da un minimo di tre giorni a un massimo di 9 o 10 giorni e si tengono in luoghi molto idonei, come monasteri o edifici il più tranquilli e isolati possibile. Citiamo per ultima la moderna pratica Mindfulness, codificata in tempi recenti, che cerca di prendere le basi dalle pratiche più antiche e fornisce un protocollo breve di esercizi svolti al fine di ottenere i migliori risultati nel minor tempo possibile. Come detto gli esempi potrebbero proseguire molto a lungo, ma preferisco parlare invece dei benefici che si possono ottenere mediante la meditazione, per accorgerci che essi sono molto pratici e per nulla lontani dalle nostre necessità quotidiane. Innanzitutto la meditazione o meglio l’atteggiamento meditativo, per citare il mio compagno di viaggio, il dott. Goffredo Bordese, è caratterizzato da un consapevole e progressivo rallentamento dei propri ritmi. Inutile dire che le performance che ci vengono chieste quotidianamente in pressochè tutti gli ambiti di vita sono sempre più elevate e caratterizzate da una continua accelerazione. A questo sistema in cui il nostro corpo è immerso non può essere da meno la nostra mente, che giocoforza è animata da migliaia di pensieri, migliaia di emozioni, da un continuo rumore di sottofondo apparentemente non arrestabile. Una pratica quotidiana, o per lo meno il più costante possibile, che preveda una sorta di piccolo rito, è uno dei pochissimi strumenti di cui disponiamo per rallentare e rallentarci. Mi piace citare il modo che io utilizzo per realizzare il mio atteggiamento meditativo : creare uno spazio di tempo sufficiente in cui posso dedicarmi nel silenzio e nella calma ad osservare il mio respiro, accendere un incenso (attivante il sistema limbico), ascoltare una musica rilassante e con una frequenza compatibile con la calma e iniziare a praticare un respiro progressivamente sempre più lento e rilassato. Mentre a occhi chiusi concentro la mia attenzione sul mio respiro posso iniziare ad eseguire delle visualizzazioni particolarmente mirate, come per esempio immaginarmi disteso sulla superficie del mare, oppure sdraiato su un prato ed eseguire un percorso immaginario lungo tutti i miei muscoli. Partendo cioè dai muscoli della testa, proseguo lentamente nella visualizzazione della mia muscolatura lungo tutto il corpo e la rilasso, sciolgo praticamente la tensione, compio cioè un atto molto concreto. Alla fine di questa visualizzazione posso progressivamente ritornare al momento presente e uscire lentamente dalla pratica. Questo semplice esercizio è uno strumento per frapporre tra sé e il famigerato stress un confine insuperabile, una barriera che ci permetta di creare una bolla di benessere che ci protegga dal mondo esterno, talvolta così invadente e poco rispettoso. Vorrei concludere questa chiacchierata con un altro consiglio. Giustamente non sempre è possibile in qualsiasi momento della giornata eseguire un esercizio come quello appena proposto: allora suggerisco che nel momento in cui sento che sta aumentando in modo incontrollato il mio livello di stress e la mia ansia, di soffermarmi pochi attimi ed eseguire dei lunghi respiri controllati, cercare per esempio di “osservare” il treno della rabbia o del malumore che passa, ma senza salirci né tanto meno farmi investire in pieno da esso. In definitiva gli esercizi possibili sono davvero molteplici, possono essere associati anche a pratiche corporee come gli asana tipici dello yoga o no, ma l’importante è che essi siano praticati costantemente con la consapevolezza che non sono solo delle astruse leziosità New Age, ma sono degli strumenti pratici di protezione del proprio corpo e della propria mente, al pari di tante altre abitudini di vita considerate unanimanente salutari.
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