Di Francesco Scarponi
Oggi voglio fare una riflessione sul l’ascolto e su quanto sia importante che le persone che si rivolgono a un operatore sanitario si sentano accolte e considerate. Mi capita troppo spesso infatti che durante il dialogo terapeutico di una seduta di Terapia Craniosacrale per esempio, il paziente mi riferisca il disagio emotivo vissuto nel momento in cui non si sia sentito ascoltato correttamente e completamente durante il suo percorso di terapia e/o guarigione. Capita sovente purtroppo che questa parte del mio lavoro di fisioterapista venga posta in secondo piano. Io credo che in qualità di operatori della salute e del benessere che basano la propria attività sul tocco eseguito con le mani, noi fisioterapisti abbiamo una grande fortuna. Noi abbiamo infatti la possibilità di accudire e di prenderci cura di una persona non solo applicando un ascolto presente e consapevole col nostro udito, ma anche e soprattutto con le nostre mani. Riflettiamo un momento sul valore di un tocco, su quanto questo possa essere comunicativo e possa dare conforto. Noi possiamo scegliere come toccare una persona, e proprio per questo motivo non possiamo perdere di vista l’importanza dell’entrare in punta di piedi nella sacralità di un corpo umano. Certamente oltre oltre all’ascolto cn le mani noi abbiamo modo di comunicare con la persona trattata, di inviare messaggi di presenza attiva ma rispettosa, curativa ma discreta. È davvero affascinante quando si stabilisce uno scambio dialogico tra operatore e paziente: il messaggio che cerco sempre di inviare è proprio questo, è necessario stabilire una collaborazione. Il fisioterapista infatti segue le modificazioni che avvengono per esempio a livello di tensioni muscolari, mentre il paziente si abbandona a un rilascio emozionale. Tutto questo mondo non può essere trascurato, solo nel momento in cui la persona avverte davvero di essere ascoltata dall’operatore può fidarsi e affidarsi davvero. La fiducia infatti passa secondo me anche e soprattutto all’ascolto reciproco. Tutto questo richiede che chi si prefigge un ruolo terapeutico e curativo sia in grado di garantire la propria presenza non solo fisica ma anche di cuore, nel qui e ora. Io penso che il riassunto di un trattamento ben riuscito si basi sullo scambio di messaggi, siano essi verbali e/o non verbali, e sull’ascolto. Da qui in poi la competenza tecnica e la perizia manuale hanno una grande importanza, ma senza la parte di cui ho parlato prima rischiano di essere un gran bel palazzo senza delle solide fondamenta.
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